venerdì 31 dicembre 2010

DIETOTERAPIA


La necesità di una dieta particolare, per i pazienti malati di parkinson in terapia con levodopa è emersa dalla consapevolezza che i pasti possono interferire con l'efficacia della terapia farmacologica. La levodopa è un amminoacido neutro, che per essere assorbito, cioè passare dall'intestino  al sangue e da questo al cervello, utilizza un trasporto attivo con consumo d'energia. E facile, quindi, comprendere come tutto quello che può rallentare lassorbimento intestinale può portare ad una riduzione di la quantità di farmaco disponibie per il trasporto a livello cerebrale, riducendo di conseguenza l'effetto della terapia farmacologica.
Lo stomaco non è la sede dell'assorbimento della levodopa rivestendo, in questo caso, la sola funzione di transito verso l'intestino tenue dove avviene l'assorbimento. Tuttavia il tempo di permanenza nello stomaco ha importanza in quanto la levodopa viene degradada dagli anzimi gastrici, più a lungo rimarrà nello stomaco e più verrà desgradada, perdendo cosi la sua efficacia.
Ci sono diversi fattori dietetici che influenzano la velocità di svoltamento dello stomaco. I grassi mostrano il tempo di digestione più lungo, seguiti da proteine e carboidrati. Anche le fibre rallentano lo svuotamento gastrico. effetto ritardante esercitano anche un eccesso di acidità gastrica e alcuni farmaci, ad esempio gli anticolinergici. Studi eseguiti su alcuni pazienti che manifestano un eccesso di acidità gastrica hanno dimostrato che l'uso di antiacidi, diminuendo l'acidità gastrica migliora l'assorbimento di levodopa. D'altra parte l'uso di "digestivi" acidi nel paziente con rallentato svuotamento gastrico, favorirebbe parimenti l'assorbimento del farmaco.

giovedì 23 dicembre 2010

TERAPIA


La terapia de un paziente affetto da malattia di parkinson è volta a recuperare al meglio la funzionalità motora e deve essere adatta alle caratteristiche della sua vita e delle sua attività quotidiane. inoltre le considerazini sulla qualità della vità devono essere sempre confortante con gli effetti collaterali dei farmaci e con i costi del trattamento.
Questi attori, associati alla varietà di sintomi motori e non motori della malatia di parkinson, fanno si che la terapia possa divenire complessa. I rimedi terapeutici attuali sono in grado di correggere i sintomi, ma non di guarire la malattia definitivamente.
La terapia deve includere trattamenti di tipo sia farmacologico sia non farmacologico e oggi si associano più strategie per un razionale intervento sulla malattia di parkinson.
TERAPIA FARMACOLOGICA.
La terapia farmacologica si basa sull'utilizzo di quei farmaci che si dimostrano in grado di controllare i sintomi primari della malattia.
Grossolanamente si può suddividere la malattia in varie fasi alle quali corrispondono schemi diversi di terapia. Cosi verranno privilegiati i dopaminoangonisti nelle prime fasi di malattia, mentre succesivamente si intrudirranno levodopa e tutti gli altri farmaci che si renderanno necessari. Poichè i pazienti rispondono in modo differente ai farmaci, un particolare per quanto riguarda la comparsa di eventi avversi, la scelta del medicinale adatto e del dosaggio appropiato deve essere effettuata su basi empiriche, vale a dire per tentativi e correzioni. Il criterio più seguido è quello della polifarmacoterapia, cioè dell'uso combinato di più farmaci ad attività dopominergica.
Fattore importante è l'età del paziente, essendo l'anziano più suscettibile agli effeti indesiderati.
L'obiettivo ideale è quello di raggiungere un buon compenso della sintomatologia con le dosi di farmaco più basse possibile.

martedì 21 dicembre 2010

SOSTANZA NERA

E l'insieme di cellule che producono dopamina e che, morendo, causano il parkinson. La sostanza nera è chiamata cosi perchè presenta di colore grigiastro per i granuli di pigmento (melanina) continuti nelle celule.
Questo tipo di melanina è simile a quella che colora la pelle e i capelli. Independentemente dalla razza o dal colore della pelle, la quantità di melanina contenuta nella sostanza nera è costante.
La sostanza nera si trova nel mesencefalo, la parte alta del tronco encefalico, che colega gli emisferi al midollo spinale. Il mesencefalo è ricco di gruppi cellulari con funzioni molto importanti come quelle della sostanza nera. Le cellule dopaminergiche della sostanza nera mandano i loro assoni verso l'alto e si colegano 3 centimetri più sopra con i recettori dopaminergici di un'area chiamata striato.

lunedì 13 dicembre 2010

PATOGENESI


Con il termini "patogenesi" si intendono i processi organici che portano ai sintomi della malattia di parkinson. Oggi sapiamo che il meccanismo atraverso il quale il parkinson si manifiesta è la perdita di un gruppo di neuroni che si trovano nell'encefalo e produccono una sostanza chimica (o neurotrasmettitore) chiamata dopamina. La dopamina viene prodotta nel terminali nervosi che sono a contatto con altri neuroni, i terminali inviano messaggi a neuroni vicini atraverso molecole di dopamina che si legano a speciali strutture di membrana chiamata recettori , posti su un neurone adiacente. La perdita è conseguente a una serie di eventi ancora poco conosciuti che portano a morte cellulare.
La morte neuronale avviene per apoptosi, una forma di suicidio cellulare che interviene quando le cellule non sono più necessarie o quando sono danneggiate in modo tale da rapresentare un pericolo per le altre cellule. Questa forma alruistica di suicidio, nella qualle una celula sacrifica se estessa per il bene comune, è sotto il controllo di un programma genetico che è attivo in modo permanente. in altre parole le cellule tendono a suicidarsi, a meno che venga loro detto di non farlo da celule vicine. quindi per potere sopravivere, le cellule hanno la necesità di ricevere messaggi chimici, che annulino il loro programma di apoptosi. Nel cervello questi segnali di sopravivenza sono detti fattori neurotrofoci.

venerdì 3 dicembre 2010

CAUSA DELLA MALATTIA DI PARKINSON


Il termine "causa" di una malattia comprende  due concetti: l'enziologia, ossia la vera ragione per cui un individuo ammala, e la patogenesi ossia i processi biochimici responsabili delle manifestazioni cliniche. Nella malattia di parkinson la nostra conocenza sull'eziologia è piuttosto povera, anche se le ultime acuisizioni permettono di essere ottimisti; è invece più ampia quella sulla patogenesi.

EZIOLOGIA ASPETTI GENETICI: El motivi per cui la malattia di parkinson si svilupa non è noto. Molti esperti ritengono che la malattia sia il risultado della interazione tra numerosi fattori ambientali a cui il paziente è esposto durante la propria vita (sostanze tossiche, farmaci, stili di vita, ecc) e una predisposizione genetica ereditata all'interno della famiglia. Quello che viene ereditato è solo una predisposizione a sviluppare la malattia e infatti è necessaria anche in questi casi la contemporanea presenza di altri fattori ambientali per far sviluppare i sintomi.
Numerosi studi sugli aspetti genetici sttano cominciando a identificare i vari geni coinvolti nella predisposizione alla malattia di parkinson, ma attualmente, parte rari casi, non si puo stabilire con chiarezza quale è la probabilità di aver ereditato questa predisposizione all'interno della familia.
EZIOLOGIA, FATTORI AMBIENTALI: L'ipotesi ambientale è anche sostenuta epidemiologiche su parkinsoniani. Queste ricerche hanno dimostrato che i parkinsoniani sono stati più sposti a sostanze quali erbicidi o insetticidi o pure hanno svolto attività agricole, hanno bevuto aqua di pozzo (un posibile colletore di pesticidi), o pure hanno vissuto in zone rurali in un numero moltho superiore rispetto ai soggetti controllo.
Ricerche recente hanno appurato che l'unico fattore di rischio "independente" tra i due gruppi è l'esposizione a erbicidi e insetticidi, In altre parole la vita rurale, l'uso de acqua di pozzo o l'attività agricola non sono di per sè fattori di rischio se non in quanto legati all'uso di erbicidi e insetticidi. 


TRATTAMENTO CRONICO CON LEVODOPA


Durante i primi anni di malattia il controllo farmacologico è pressochè totale e di conseguenza i sintomi della malattia sono scarsamente evidenziabili; questo periodo viene anche definido "luna di miele terapeutica". Dopo un determinado numero de anni, moltho variabile nei vari pazienti  e quindi difficilmente prevedibile nel singolo caso. Variabile tra cincue i dieci anni, o anche più, dall'introduzione in terapia della levodopa, si assiste a una variazione delle caratteristiche della malattia, inizialmente si osserva una riduzione in termini di tempo della efficacia del farmaco caratterizzata da una ripresa dei sintomi parkinsoniani mano a mano che ci si allontana dall'orario di azuncione del farmaco. Questo fenomeno viene definido con il termine anglosassone "wearing off" e si riferice allo svanire nel tempo della efficacia del farmaco. Succesivamente la risposta al farmaco si fa ancora più variabile e si instaurano delle fluttuazioni motorie più decise, se evidenziano cosi periodi di scarsa risposta al farmaco, alternati a periodi di buona efficacia.